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VEDERE UN’ OPPORTUNITA’ NON E’ UN ARTE.

L’ARTE E’ COGLIERLA PER PRIMO

                                                                                                      Benjamin Franklin

Fatte delle buone vacanze ?

Spero siate riusciti a concedervi un po’ di riposo.

Nelle ultime settimane mi è capitato di vedere la replica della trasmissione “Presa Diretta” già messa in onda il 9 SETTEMBRE 2019 dal titolo “panni sporchi”.

Queste trasmissioni che si occupano di inchieste possono non piacere, ma questa mi ha offerto una serie di spunti che mi hanno confermato un’idea che già mi stava girando in testa da quando mi sto occupando di Industra 4.0:

L’ idea è che la 4° rivoluzione in corso, sarà una grande opportunità per migliorare la nostra qualità di vita.

Alcune informazioni del servizio che mi hanno stupito più di altre sono state in particolare:

  • Oggi, l’ industria della moda , dopo quella del petrolio, è la più inquinante al mondo
  • Dal 2004 al 2019 la produzione di abbigliamento è raddoppiata da 50 milioni di pezzi/anno a più di 100 milioni di pezzi/anno
  • Soltanto l’1% dei capi dismessi viene riciclato; il resto va in discariche più o meno legali e quindi ad inquinare l’ ambiente.
  • Nel frattempo la vita media di un indumento è diminuita del 36%
  • Fashion Revolution in collaborazione con Greenpace hanno calcolato che :
  1. Circa il 40% dei vestiti sono indossati raramente (o non sono mai indossati )
  2. Un indumento acquistato in media viene indossato solo 4 volte.

Se a queste analisi aggiungiamo un’ informazione che già avevo:

secondo la legge di Pareto noi indossiamo il 20% degli abiti che abbiamo nell’armadio,

capiamo bene che salveremo questo pianeta e noi con lui solo se inizieremo a scegliere meglio e comprare meno oggetti di poco valore.

Altro capitolo sconvolgente è stato quello che riguarda l’utilizzo di più di 2.000 prodotti chimici utilizzati nel tessile, in prodotti di bassa qualità, che sono dannosi all’ambiente e alla nostra salute.

Alcuni solventi e coloranti vietati in Europa ma presenti in capi provenienti dal mondo vengono ancora oggi utilizzati:

  • Formaldeide
  • Alchilfenoli etossilati
  • Metalli pesanti

questi prodotti chimici hanno impatto sulla fertilità, sono cancerogeni etc…

Durante la trasmissione, sono stati resi noti i risultati delle analisi chimiche su campioni di abbigliamento, acquistati casualmente sul mercato,  di marche anonime, nessun brand famoso, e c’è da mettersi le mani nei capelli; quasi la totalità dei capi conteneva sostanze tossiche proibite.

Infine, dal servizio, si è visto l’impatto anche delle microplastiche rilasciate dalle fibre acriliche di bassa qualità durante i normali lavaggi in lavatrice che vanno ad inquinare i pesci nel mare che poi ci ritroviamo sulla tavola, inquinando così tutta la catena alimentare.

Da questa situazione pare se ne esca soltanto con comportamenti virtuosi ed è per questo che molte grosse aziende serie hanno già sottoscritto il COMMITMENT DETOX di GREENPACE contro l’utilizzo delle sostanze tossiche.

Sembra quindi che impegnarsi a produrre in maniera ecosostenibile non sia più soltanto una moda, ma inizia a fare la differenza agli occhi del consumatore che sta diventando sempre di più consapevole e responsabile nei suoi acquisti e sempre di più tiene in buona considerazione le aziende che si preoccupano della cura dell’ambiente, per la sua salute e quella dei suoi figli.

Su questa spinta, alcuni produttori di tessuti e anche di filati hanno già prodotto materiali in grado di garantire tutta la filiera ecosostenibile.

Stanno anche prendendo piede giovani stilisti “eco friendly“ (ecologici) che cercano di ri-utilizzare rimanenze di magazzino altrimenti destinate alle discariche e quindi ad alimentare lo spreco delle risorse.

Durante il locdown abbiamo buttato tutti i capi ormai non più di “moda” e ci siamo trattenuti i “must to have“ ( quei capi che non possono mancare nel guardaroba) e cioè quel paio di scarpe buone, la maglia di cashmere e tutti quei capi senza tempo , fatti bene e di qualità.

Anche stilisti famosi durante la quarantena hanno dichiarato che avrebbero riportato le uscite stagionali a 2 all’ anno e con capi più sobri, meno modaioli e la tendenza sembra essere quella di acquistare meno capi ma ben fatti, di alta qualità destinati a durare nel tempo.

Un po’ quello che facevano i nostri nonni, quando ancora non c’era il concetto della “moda” così come l’abbiamo vissuta a partire dagli anni ’80.

Tutti stanno abbracciando lo “slow fashion” in contrapposizione al fast fashion o pronto moda fatto di prodotti a basso costo destinati a “bruciare” in poco tempo.

Credo che anche la nuova tendenza di passare dalle produzioni di massa alla personalizzazione di massa sia una necessità, vista la quantità di merce prodotta in esubero che sta soffocando il pianeta e noi con lui.

Il ruolo dell’ Industria 4.0

L’industria 4.0 assume un ruolo importantissimo perché permette una produzione di piccoli lotti personalizzati a costi della grande scala e quindi è a supporto di una produzione artigianale “Made in Italy” che può soddisfare le nuove esigenze emergenti da parte dei consumatori:

  • Personalizzazione
  • Buona qualità
  • Ecosostenibilità

La manifattura tessile in Italia è già pronta perché ha un alto expertise nel saper “fare”  e in particolare tessere filati preziosi e di saperli valorizzare con finissaggi che diventano l’elemento differenziante per un know-how in grado di attrarre nuovi clienti e nuove opportunità di business.

Ripartiamo quindi con rinnovato entusiasmo con l’obiettivo di riorganizzare i processi produttivi, digitalizzandoli il più possibile in ottica Industria 4.0 per recuperare efficienza e vincere le nuove sfide che il nuovo modo di produrre inevitabilmente ci sta imponendo.

Approfittiamo di questo momento ancora di calma e confusione nella ripresa,  per riorganizzarci e prepararci ad una qualità di vita che sarà certamente migliore della precedente, perchè in grado di soddisfare le nostre nuove necessità individuali, nel rispetto anche dell’ambiente che ci ospita.